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Ieri, il presidente della Federal Reserve (Fed) Jerome Powell ha comunicato la stessa retorica che la Fed ha usato negli ultimi mesi: “l’inflazione rimane transitoria” mentre lo stimolo fiscale continua. Anche così, nel primo giorno della riunione della Fed, Powell ha sottolineato che se i dati sull’inflazione continueranno, e supereranno il 2%, “cambieremo assolutamente la nostra politica come appropriato”, ha detto.
Ha anche affermato che i dati sull’inflazione sono stati “più alti di quanto previsto e sperato”, notando che una grande percentuale dell’aumento proviene da un piccolo gruppo di beni e servizi. Durante le osservazioni di Powell, i rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni sono scesi all’1,35%. Tuttavia, l’impegno della Fed a continuare l’iniezione mensile di 120 milioni di dollari nel mercato ha fatto sì che sia il Dow Jones che l’S&P 500 salissero rispettivamente dello 0,1%.
Possibile accordo dei paesi OPEC+
Il discorso del presidente della Fed è arrivato lo stesso giorno in cui l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ha rilasciato i dati sulla domanda di petrolio di giugno. L’AIE ha notato che la domanda è stata inferiore del 3% rispetto allo stesso periodo del 2019. Entro dicembre, l’agenzia si aspetta che torni vicino alla parità.
C’è una destabilizzazione dei prezzi del petrolio. La pressione sui prezzi arriva tra le tensioni tra i paesi membri dell’OPEC+, il ritorno alla normalità, la gente che pianifica di nuovo le vacanze, mentre la domanda per la produzione di plastica e le attrezzature EPI è in aumento.
I disaccordi tra i 23 paesi che compongono l’OPEC+ hanno causato la rottura dei colloqui per il rinnovo dell’accordo sulla produzione di barili di petrolio. Tuttavia, ieri, i delegati degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita hanno riconosciuto un ritorno ai colloqui.
Questo sviluppo tra i due paesi potrebbe portare al previsto accordo per aumentare la produzione di petrolio nei prossimi mesi. Ieri, il West Texas Intermediate (WTI) è sceso dello 0,8% a 72,52 dollari al barile.
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